L’importanza del recruitment per la crescita aziendale

Scritto il 16/12/2021
da Francesco Messina

Come sta cambiando il mondo del recruitment?

Nell’arco di trent’anni ho notato almeno 5 fasi:

1990 – 2000

Le imprese non hanno bisogno di leggere il CV, possono scegliere persone motivate e affidabili facilmente all’interno del network amicale e familiare.

2000 – 2005

Le imprese non trovano più risorse all’interno del proprio network, cominciano a cercare attivamente, trovano con minore facilità, ma a prezzi contenuti le risorse. Iniziano a lamentare una minore affidabilità e una minore motivazione delle “nuove leve”.

2005 – 2010

Le imprese non trovano risorse valide, i ragazzi migliori dopo un periodo di formazione all’estero vi rimangono entusiasti del miglior mondo che si prospetta loro. Le imprese si scandalizzano di non trovare candidati, complice la crisi dei mutui sub-prime, non hanno neanche l’esigenza pressante di strutturarsi.

2010 – 2018

La stagnazione economica di questo periodo consente alle imprese di vivere in una bolla, permane l’incapacità di attrarre. Le imprese scoprono di non essere interessanti, ma rimangono ancorati allo schema “non devo essere interessante, se il dipendente vuole lavorare sarà lui a venire”, oppure, “ci sono un sacco di persone che hanno bisogno di lavorare, come fanno ad essere demotivati, io garantisco il pagamento dello stipendio alla fine del mese”. Queste credenze non strutturano alcun processo e l’azienda rimane a guardare una perdita di competitività.

2018 – 2019

il covid 19 pone in essere una condizione di profonda trasformazione: le imprese si interrogano sulle inefficienze interne e scoprono lacune derivanti da scarsa competenza, scoprono che possono fare colloqui anche online, possono interagire via web come mai avevano fatto fino a quel momento e raggiungere rapidamente un numero più alto di candidati, anche interessati a lavorare in un luogo più vicino ai propri affetti.
Questi candidati non solo portano con sè un bagaglio di competenze hard, ma anche delle modalità operative e un modo di lavorare differente dall’uso locale e questa esposizione ad un diverso modo di agire apre la mente alle imprese in cerca di personale qualificato.

2019 – 2021

Le imprese si “arrendono” all’evidenza: le risorse interne vanno coinvolte e trattate meglio dei clienti se vogliamo assicurare un futuro all’impresa. Al contempo l’automazione dei processi, ampiamente sostenuta da vantaggi fiscali, rende necessarie meno unità di personale ma più qualificate. Divengono quindi più attrattive nei confronti dei dipendenti, iniziano a strutturare piani di incentivazione, aumentano gli stipendi, definiscono piano di crescita delle competenze identificando nei dipendenti più anziani i tutor atti a formare le nuove leve. Complice il Covid19 molte risorse si “guardano attorno” online e inviano candidature.

Un mercato molto più mobile, ma dove motivare il personale e stare attento ai KPI e alla produttività diventa una leva strategica come mai è stata finora.

Attendere alla porta che giunga il candidato ideale non conduce lontano. Oggi è necessario un processo di recruitment strutturato e le agenzie possono aiutare, ma l’azienda deve prendere coscienza della mansione (non sempre presente), delle correlate competenze (non sempre note), dei test per verificare ex ante le competenze del candidato, del delicato momento di “on boarding” che se non processato porta il neo dipendente a sentirsi solo e demotivato.
Insomma, prima assumere e mantenere il personale non era un lavoro, si dava per scontato che tutto funzionasse da sè, oggi è uno snodo cruciale del percorso di crescita di qualunque azienda, anche fosse una start up.