Report di sostenibilità: i nuovi obblighi della CSRD

Scritto il 03/09/2024
da Giovanna Sambataro

Il 30 agosto 2024, il Consiglio dei Ministri italiano ha formalmente approvato il decreto di recepimento della Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD, segnando un significativo avanzamento nella promozione della trasparenza e della responsabilità sociale, ambientale e di governance (ESG) nel contesto imprenditoriale italiano.
La direttiva 2022/2464/UE  c.d. Corporate Sustainability Reporting Directive, abbreviato CSRD, si inquadra nell’ambito del Green Deal Europeo e ha lo scopo di promuovere la trasparenza e la divulgazione di informazioni da parte delle imprese riguardo agli impatti ambientali, sociali e legati alla governance (ESG) delle loro attività, attraverso un rafforzamento degli obblighi di reporting da parte delle imprese.

La direttiva CSRD impone il report di sostenibilità: cosa cambia

La direttiva CSRD , recepita dal nostro ordinamento con il decreto legislativo del 6 settembre 2024 n. 125 , introduce un quadro normativo più rigoroso per la stesura del report sostenibilità, al fine di migliorare la qualità, la comparabilità e l'affidabilità delle informazioni. In particolare, la direttiva mira a:

  • Aumentare la trasparenza: rendendo obbligatoria la comunicazione di un ampio spettro di indicatori ESG.
  • Favorire l'integrazione della sostenibilità: nei modelli di business e nelle strategie aziendali.
  • Armonizzare gli standard di rendicontazione: facilitando il confronto tra le imprese e promuovendo una maggiore accountability.

CSRD: la sostenibilità entra nel bilancio d'impresa. Ecco le tempistiche

I nuovi principi di rendicontazione entrano nel bilancio d’esercizio in modo progressivo nel tempo, secondo gli obblighi preesistenti e la dimensione dell’impresa:

  • Dal 1° gennaio 2024. Le imprese già soggette all’obbligo di pubblicare una dichiarazione non finanziaria.
  • Dal 1° gennaio 2025. Grandi imprese (con oltre 250 dipendenti e/o un fatturato superiore a 40 milioni di euro), società quotate in mercati regolamentati, e gruppi di imprese, inclusi quelli consolidati.
  • Dal 1° gennaio 2026. Piccole e medie imprese (PMI) quotate, con alcune semplificazioni per ridurre l'onere di conformità, e altri enti di interesse pubblico come banche e compagnie di assicurazione.

Il calendario per l'adeguamento è pensato per consentire alle imprese di adattarsi gradualmente. Tuttavia, iniziare subito il percorso di conformità significa ridurre i rischi e sfruttare al massimo i benefici. Questo quadro normativo rafforzato non solo mira a garantire una maggiore fiducia da parte degli stakeholder, ma incentiva anche una cultura aziendale più responsabile e orientata al lungo termine.

Per le imprese italiane, è un'opportunità cruciale per dimostrare il loro impegno verso uno sviluppo sostenibile, trasformando le sfide in occasioni di crescita e innovazione.

Sanzioni ridotte ma incisive per Consiglieri, Sindaci e Revisori

Il nuovo regime sanzionatorio per l'attività di revisione, pur ridotto rispetto a quanto inizialmente previsto, rimane rigoroso. In particolare, l'articolo 3 del decreto evidenzia:

Soglie ridotte.

Le sanzioni saranno applicate solo se la violazione riguarda una somma superiore a determinati limiti (ad esempio, un patrimonio netto superiore a 4,5 milioni di euro o un fatturato netto superiore a 25 milioni).

Procedure meno stringenti.

Non è stata modificata la platea delle PMI obbligate, ma le modifiche al regime sanzionatorio sono state alleggerite per riflettere una maggiore proporzionalità.

Le sanzioni previste per la mancata conformità alla direttiva CSRD

Le sanzioni previste per mancata conformità includono:

  • Sanzioni pecuniarie proporzionate alla gravità dell'inadempienza, con un limite massimo che può raggiungere il 5% del fatturato annuo della società.
  • Sospensione temporanea dall'incarico per i casi di violazioni gravi.
  • Sanzioni accessorie, come l'obbligo di pubblicare le sanzioni su mezzi di informazione pubblica.

Il 20 settembre 2024, lo IAASB ha approvato l'International Standard on Sustainability Assurance (ISSA 5000), un importante passo avanti per la certificazione dei report di sostenibilità.
Questo nuovo standard rappresenta un momento chiave, soprattutto alla luce dell'adozione del D. Lgs 125/2024, che recepisce la Direttiva (UE) 2022/2464 (CSRD) e stabilisce gli obblighi e le scadenze per la rendicontazione di sostenibilità in Italia.

L'ISSA 5000 è stato sviluppato per rafforzare la trasparenza e la fiducia nei report di sostenibilità, in particolare per quanto riguarda la certificazione dei bilanci (sia individuali che consolidati). La sua introduzione coincide con la prima scadenza di rendicontazione nel 2025, legata all'attuazione dell'art. 17 del D. Lgs 125/2024.

Lo standard ISSA 5000 si basa sul principio della "doppia materialità", considerando sia gli impatti delle aziende sulla sostenibilità, sia gli effetti della sostenibilità sulle aziende stesse. Si prevede che lo standard venga applicato da professionisti del settore della revisione legale, seguendo i criteri stabiliti a livello europeo. In attesa della pubblicazione ufficiale, che avverrà entro la fine del 2024, le aziende dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni.

Il report di sostenibilità: oltre l’obbligo normativo previsto dalla CSRD

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